/Ginecologia/Patologia/Mioma uterino
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Mioma Uterino


I leiomiomi dell'utero, più comunemente fibromi dell'utero o fibromiomi dell'utero, sono le neoformazioni mesenchimali benigne più frequenti nelle donne in età fertile. Sono in genere multipli, con minor frequenza solitari.
Nella maggior parte dei casi, i miomi uterini sono asintomatici, per cui la donna non si accorge della presenza di queste neoplasie benigne: le statistiche rivelano che il 50% dei miomi uterini non comporta sintomi, per cui l'individuazione del tumore è conseguenza di un evento fortuito. Il riscontro di molti fibromi è, infatti, casuale, e l'accertamento può essere confermato da un'ecografia oppure da una semplice ispezione ginecologica.
Ad ogni modo, il volume, la morfologia e la localizzazione del mioma uterino rappresentano fattori che incidono pesantemente sulla sintomatologia. Benché spesso asintomatici, i leiomiomi dell'utero sono talora responsabili di sanguinamento uterino atipico, algie pelviche, disturbi urinari, infertilità e aborto ricorrente.
L’incidenza non è nota ma probabilmente è intorno al 5 % della popolazione femminile. Rari prima dei 20 anni, per la lenta crescita si rendono in genere evidenti verso la quarta decade di vita delle donne con incidenza che si avvicina al 20 %. Le donne di razza nera presentano una frequenza tre volte maggiore delle donne di razza bianca.
Eziopatogenesi

Molti studi hanno messo in evidenza come i leiomiomi dell'utero siano neoplasie benigne, anche se non è ancora ben chiaro quali siano i meccanismi in grado di scatenarne l'insorgenza, rimanendo tuttavia acclarato come le fluttuazioni anomale di estrogeni, androgeni e progesterone siano alla base dello sviluppo e del mantenimento dei leiomiomi uterini.
Lo sviluppo dei leiomiomi è correlato alla secrezione ormonale ovarica; dopo la menopausa, infatti, si verifica una drastica caduta dei livelli degli estrogeni, con regressione spontanea della massa e della sintomatologia correlata.
Diagnosi

La diagnosi dei miomi di medie e grosse dimensioni avviene durante la visita ginecologica con l’apprezzamento di un utero deformato o di una tumescenza centropelvica o al basso addome con insorgenza dalla pelvi, dura di consistenza, non dolente, con vari gradi di mobilità in rapporto alle dimensioni.
L’ecografia transaddominale e transvaginale permette un affinamento diagnostico assolutamente preciso, definendo il numero, il volume e le localizzazioni dei miomi e chiarendo le diagnosi differenziali.
L’isteroscopia è indicata ogni volta che sia ritenuta necessaria la valutazione diretta della cavità uterina per diagnosticare la presenza di leiomiomi sottomucosi.
Classificazione

I fibromi uterini possono essere unici oppure multipli e di dimensioni variabili. Esistono tre differenti tipologie di fibromi uterini, a seconda di dove sono localizzati all’interno dell’utero.
  • Fibromi sottosierosi: si sviluppano nella parte esterna dell’utero e continuano a crescere all’esterno. Solitamente non incidono sul flusso mestruale né causano eccessivo sanguinamento, ma possono provocare dolore, dovuto alla grandezza del fibroma stesso e alla compressione esercitata su altri organi.
  • Fibromi intramurali: sono il tipo più comune di fibroma, che si sviluppa nello spessore della parete uterina e si espande, facendo percepire alla visita ginecologica l’utero più grande del normale. I sintomi associati a questa tipologia di fibromi sono dati raramente dal sanguinamento, più abbondante della norma durante il ciclo mestruale, più spesso senso di peso e dismenorrea cioè dolore pelvico durante il ciclo mestruale. Quando di grosse dimensioni possono comprimere la vescica, causando minzioni frequenti, oppure il retto.
  • Fibromi sottomucosi: sono la tipologia di fibroma meno comune, che si sviluppa all’interno della cavità uterina e può causare cicli mestruali prolungati ed emorragici o perdite ematiche intermestruali ed interferire nella fertilità.
I fibromi sottosierosi e sottomucosi possono essere anche peduncolati, cioè attaccati mediante un peduncolo alla parete uterina esterna (sottosierosi) o interna (sottomucosi).
Sintomatologia

In molti casi i fibromi sono del tutto asintomatici e vengono scoperti in seguito a visita o ecografia ginecologica. Quando comportano disturbi i sintomi più frequenti sono alterazioni del ciclo mestruale con flusso abbondante e conseguente anemia, dolore addominale e senso di pressione, aumentata frequenza delle minzioni. Inoltre alcuni miomi possono rendere più difficoltoso l’ottenimento di una gravidanza e per questo motivo vengono considerati fra le cause di infertilità.
I sintomi che possono essere spia di mioma uterino sono riassumibili in:
  • Dismenorrea: dolore mestruale addominale. Sintomo tipico dei fibromi sottomucosi, conseguenza delle contrazioni continue dell'utero come atto di difesa dell'organo, nel tentativo di “eliminare” i fibromi;
  • Metrorragia: sanguinamenti inattesi nel periodo intermestruale (condizione comune nei miomi uterini sottomucosi ed intramurali-sottomucosi);
  • Polimenorrea: sanguinamenti ad intervalli irregolari e frequenti prima dei 24 giorni (condizione che potrebbe essere confusa con un anticipo del ciclo mestruale);
  • Menorragia: emorragia mestruale anomala, più lunga ed abbondante;
  • Anemia: effetto del sanguinamento eccessivo, di conseguenza è spesso associata a metrorragia e menorragia;
  • Gonfiore addominale;
  • Percezione di pesantezza nella parte bassa dell'addome: tipica sensazione causata da miomi di grosso calibro, localizzati soprattutto in prossimità della vescica;
  • Dolori sacrali e lombari: sintomo tipico dei miomi molto evoluti e voluminosi
  • Difficoltà alla minzione e necessità di urinare spesso: i miomi adesi alla vescica tendono a comprimerla, stimolandola;
  • Stipsi: determinata da miomi in prossimità del retto;
  • Dolore in generale e fastidio durante i rapporti, generato, solitamente, da fibromi peduncolati.
Talvolta, seppur raramente, il dolore determinato dai fibromi uterini rappresenta un campanello d'allarme di un'evoluzione maligna. Ad ogni modo, nelle forme benigne, è raro che i miomi uterini provochino serie conseguenze per la fertilità: questo triste evento, comunque, può manifestarsi qualora il fibroma registri un'evoluzione rapida ed un aumento di volume eccessivo, al punto da ostruire le tube di Falloppio. Ancora, l'impianto dell'ovulo potrebbe essere ostacolato qualora il mioma si espandasse verso la cavità uterina sino al punto da occupare l'intero organo.
In taluni casi, i fibromi uterini delle donne in gravidanza possono aumentare di dimensioni od ostacolare il parto a causa di alterazioni delle contrazioni uterine. I sintomi provocati dai miomi uterini dipendono, principalmente, dalla localizzazione: infatti, i fibromi sottosierosi sessili, solitamente, non comportano sintomi di alcun tipo, a differenza di quelli peduncolati, che provocano dolore acuto nell'area pelvica, soprattutto se subiscono una torsione sul peduncolo. Tuttavia, i miomi sottosierosi peduncolati possono essere un segnale della sindrome di Meigs (caratterizzato da versamento pleurico, ascite e neoplasie ovariche in forma benigna).
Terapia

La terapia dev'essere scelta in base all'età della paziente, alle sue condizioni di salute, alla localizzazione del mioma, ai sintomi e all’eventuale desiderio di gravidanze ed è finalizzato essenzialmente al controllo del sanguinamento uterino o del dolore che viene in genere ottenuta con un trattamento medico.
Infatti, nella maggior parte dei fibromi uterini asintomatici e di piccole dimensioni, il ginecologo consiglia solamente visite periodiche, in genere una o due volte l'anno; per i fibromi di notevoli dimensioni, che provocano un quadro sintomatologico problematico o, comunque, nel caso in cui la paziente lamenti sintomi “fastidiosi”, il medico potrebbe invece consigliare una cura farmacologica o l'escissione chirurgica.
Le terapie mediche possono essere rivolte semplicemente al contenimento dei sintomi (essenzialmente irregolarità mestruali e dolori), e in questo caso sono utilizzati molto i contraccettivi ormonali o i progestinici ciclici, oppure essere utilizzate in preparazione all’intervento chirurgico, in particolare in donne anemizzate e con fibromi voluminosi. In questo caso, gli agonisti dell’ormone favorente il rilascio di gonadotropine (GnRH), che inducono una menopausa temporanea, hanno dimostrato di essere efficaci nel ridurre il volume dei miomi, ma il loro utilizzo è limitato dai significativi effetti collaterali. Una recente alternativa terapeutica è rappresentata dai modulatori selettivi del recettore del progesterone (SPRMs); questi preparati utilizzati per tre mesi hanno dimostrato di alleviare i sintomi correlati alla presenza di fibromi uterini e di ridurne il volume, presentando un miglior profilo per quanto riguarda gli effetti collaterali ed una maggiore rapidità di azione.
I farmaci che possono essere somministrati per la risoluzione non solo dei sintomi, ma anche del mioma stesso, sono, in genere, sostanze progestiniche: la cura ormonale, però, potrebbe provocare gravi effetti indesiderati, i cui sintomi possono essere molto simili a quelli della menopausa: tra questi, spiccano le modulazioni dell'umore e le vampate di calore.
La chirurgia è un'altra opzione per la risoluzione dei fibromi. In genere infatti vengono operati solo i fibromi grandi e sintomatici oppure, ai fini di una gravidanza, anche miomi sottomucosi di minori dimensioni. L’intervento chirurgico può essere conservativo oppure demolitivo. Gli obiettivi della miomectomia sono la rimozione di tutti i miomi ed il mantenimento della fertilità.
  • Miomectomia: con questa tipologia di intervento il chirurgo asporta il fibroma conservando l’utero. Con la miomectomia c’è un rischio di recidiva del fibroma così come pure la possibilità d’insorgenza di nuovi fibromi in una fase successiva. Può essere effettuato per via
    • isteroscopia nei miomi sottomucosi, enucleando in toto il fibroma sottomucoso, conservando, in tal modo, l’integrità dell’utero stesso
    • laparoscopica o laparotomia, con un’incisione della parete uterina simile a quella utilizzata per un taglio cesareo. Si tratta di un intervento comunque delicato e non privo di rischi per la fertilità: possono formarsi cicatrici e aderenze e soprattutto c’è l’eventualità di complicanze che determinino la necessità di asportare comunque l’utero.
  • Isterectomia, cioè l’asportazione dell’utero, risolve in modo definitivo il problema, ma ovviamente compromette la fertilità della paziente e non rappresenta quindi la prima scelta in particolare in donne giovani desiderose di prole. Anche questo intervento può essere praticato per via laparotomia tradizionale o mini invasiva in laparoscopia; la scelta dipende essenzialmente dalle dimensioni dei fibromi, dalla presenza di precedenti cicatrici chirurgiche e dall’operatore.
  • Embolizzazione dell’arteria uterina è una procedura mini invasiva eseguita da un radiologo interventista che consente di iniettare piccole particelle nelle arterie uterine, determinandone l’occlusione e riducendo l’afflusso ematico al fibroma che si riduce di volume. Anche questa procedura non è scevra da possibili complicanze e non esclude la possibilità che i fibromi aumentino nuovamente di dimensioni in una fase successiva.